Libri Santuario "B"
*B.L.alle soglie del Duemila *B.L."Carità e educazione" *B.L.Dal Salento a Pompei *B.L."Educatore e Pedagogista" *B.L.e gli ex alunni *Bartolo Longo e la sua intimità con Dio *B.L."ghal qadi t'Allu" *B.L. segni di onore *B.L."Un cristiano tra 800 e 900" 1°Volume *B.L."Un cristiano tra 800 e 900" 2°Volume *B.L."Un cristiano tra 800 e 900" 3°Volume *B.L."Un latianese precursore di cristiana modernità" *B.L.Un manager tra organizzazione e santità *B.L."urbanista" a Valle di Pompei 1876-1926 *B.B.L.Alla Madonna serve un Avvocato *B.B.L.l'uomo della Madonna *Buongiorno Maria
*Bartolo Longo - Alle soglie del Duemila
Atti del Convegno Storico – Pompei 13-14-15 novembre 1998
"Bartolo Longo alle soglie del Duemila", Atti del Convegno Storico celebratosi a Pompei dal 13 al 15 novembre 1998, a cura di Francesco Barra, Pontificio Santuario di Pompei, 2001. Durante i lavori, la figura di Bartolo Longo è apparsa in tutta la sua straordinaria ricchezza di laico che ha vissuto totalmente le sue appartenenze alla Chiesa e si è assunto l’impegno di evangelizzare dal di dentro la cultura del suo tempo nelle mutevoli e complesse vicende ecclesiali tra Otto e Novecento.
Il 16 febbraio 2002 a Napoli, nella splendida cornice di "Galassia Gutenberg", la più grande kermesse dell’editoria e della multimedialità dell’Italia meridionale, giunta alla sua tredicesima edizione, il Pontificio Santuario di Pompei presentò tre sue novità editoriali.
Della manifestazione napoletana, dove il Santuario era presente in veste di editore.
Ci soffermiamo sui testi a partire dai due volumi degli Atti del Convegno "Bartolo Longo alle soglie del Duemila", svoltosi nel novembre 1998.
I due volumi presentano numerosi interventi di docenti universitari. Hanno dato il loro contributo anche saggisti, un consultore per l’educazione cattolica, un magistrato, il rappresentante di una casa editrice, un dirigente d’industria ed un sociologo. Già questo basterebbe a far capire la complessità e la poliedricità del personaggio studiato.
Sta di fatto che, scopo del convegno, il secondo dopo quello del 1982 ("Bartolo Longo e il suo tempo"), come appare dalle relazioni, dalle comunicazioni e dalle tavole rotonde, era quello di dare nuova luce all’opera del Beato Bartolo Longo, fondatore della Nuova Pompei, non ancora conosciuto in tutta la sua interezza, varietà e grandezza. Numerosi sono, infatti, gli aspetti poco noti del suo lavoro e dell’influenza che egli ebbe sulla vita sociale e religiosa di fine Ottocento, così come del suo progetto religioso e culturale per non parlare delle fonti alle quali ha attinto e dei suoi appunti ancora inediti, ed anche della sua attività di scrittore, di pubblicista, di manager e di esperto delle strategie comunicative e, per finire, del suo impegno civile e della sua metodologia di evangelizzazione.
A posteriori, la consapevolezza della straordinarietà del personaggio, da una parte, e della necessità di ulteriori indagini cognitivi, dall’altra, fanno comprendere ancora meglio quanto Gabriele De Rosa affermava nella sua relazione di apertura del primo Convegno, quando asseriva che "l’uomo e l’opera sono stati così grandi e complessi da disarmare il più agguerrito tra gli storici", avvertendo, peraltro, la "netta sensazione di essere appena alla superficie della biografia di questa singolare figura di laico".
Sensazione quest’ultima condivisa dall’attuale Arcivescovo di Pompei, Mons. Domenico Sorrentino, che nella presentazione degli Atti afferma: "A leggere le molteplici relazioni che si sono avvicendate al Convegno, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad una personalità che, pur così nota, risulta ancora in gran parte misteriosa, già un precedente Convegno del 1982 lo aveva rilevato. La mia impressione è che anche questo secondo convegno, pur offrendo ulteriori scavi e contributi significativi, sia ancora lontano dai risultati appaganti". In ogni caso, la multidisciplinarietà degli approcci conferma che con il Fondatore di Pompei siamo di fronte ad un uomo che possiamo ritenere uno dei più grandi rappresentanti di una via meridionale alla santità, ma anche un modello di santità moderna e laicale per il cammino della Chiesa nel terzo millennio.
A cura di Francesco Barra – Tomo I
Ottobre 2001 – Pontificio Santuario di Pompei
Associazione Bartolo Longo per gli studi della vita religiosa e della pietà nel Mezzogiorno.
*Bartolo Longo - Carità e educazione
(di: Giuseppe Esposito - Edizioni San Paolo - pp.130 - € 12,00)
Una fede disincarnata non è davvero possibile, anzi la concretezza delle azioni diventa testimonianza del proprio credere. A volte si ritiene la spiritualità lontana dalla vita pratica. Ed è un errore. Lo dimostra l’ultima pubblicazione di Don Giuseppe Esposito dal titolo "Bartolo Longo. Carità e educazione", edita da San Paolo.
Il Beato ha avuto una vita così intensa da meritare numerosi libri dedicati alla sua figura. Ogni testo analizza un aspetto dell’esistenza e dell’opera dell’Avvocato di Latiano, entrambe ricche di sfaccettature e di possibili letture.
Il sacerdote, parroco della parrocchia pompeiana del Santissimo Salvatore, mette luce sulla spiritualità del Longo dimostrando come la sua "travolgente attività" trovi le sue radici nella "silenziosa contemplazione" e nella preghiera. Il libro, suddiviso in quattro capitoli, racconta il contesto sociologico in cui s’inserì l’opera del Beato, segue i tratti salienti della sua biografia e si sofferma sulla particolare sensibilità dell’apostolo della carità verso i bisogni dei minori.
La quarta sezione tocca il tema della "fisionomia spirituale" del Longo: le sue radici, il rapporto tra la fede e la carità, l’esigenza di dare testimonianza ai non credenti, il credere che si fa opere, l’urgenza indispensabile della preghiera, il porsi a totale servizio della Chiesa, la laicità devota che lo fa diventare "santo dell’assistenza sociale".
Tutto è posto sotto il segno di Maria, tutto comincia da lei, la stessa conversione del Beato. L’autore ripropone una frase del Longo che non ha bisogno di commenti. È tratta dalla prima edizione de "I quindici sabati del SS. Rosario": "in quel giorno (della conversione) che mai non si cancellerà dalla mia memoria, la Madre dei peccatori, la regina delle rose celesti, operò un gran prodigio nella persona di quel colpevole; e con tratto di magnificenza, che Dio solo possiede, elesse quel medesimo sciagurato a promulgare la sua gloria, a fondare un Santuario ove altri colpevoli trovassero il perdono e la pace".
Commenta Don Giuseppe: "È da rilevare come in questo testo, come del resto in altri analoghi, Bartolo Longo estenda la materna presenza di Maria nella sua vita dalla conversione del 1865 alla missione che egli poi sentì di dover svolgere a Pompei.
In altri termini, Longo vede la sua vita, almeno a partire dal giorno della conversione, come un continuum di interventi di Maria, uno diverso dall’altro, ma tutti legati insieme e finalizzati ad una meta da un disegno amoroso e provvidenziale che il destinatario, cioè lo stesso Longo, può cogliere solo ex post, nel ricordo orante". E ancora, nella prefazione.
L’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, scrive: "Grande spazio è dato alla sua "marianità". Era profondamente convinto che la Madonna fosse stata l’artefice del proprio ritorno alla fede. A lei, dunque, volle dedicare tutta la sua vita, con la propagazione del Rosario, la realizzazione del santuario, scrivendo preghiere, tra cui la famosa Supplica, e diffondendo la devozione alla Vergine di Pompei che conta milioni di fedeli in tutto il mondo".
Sotto la protezione di Maria, con il suo aiuto e la potenza della sua intercessione, Longo ha costruito il Santuario della carità. Nel volume, Don Giuseppe pubblica alcune immagini d’epoca custodite nell’archivio del Santuario. Ritraggono i figli dei carcerati e le orfanelle accolti negli Istituti. La forza della fotografia consente di vedere i voltoi di quei fanciulli sollevati dalla miseria ed è più efficace di tante parole.
Scrive ancora Monsignor Caputo: "Concepiva la carità non tanto come dovere per un buon cristiano, quanto come naturale espansione della vita di fede".
(Autore: Giuseppe Pecorelli)
*Bartolo Longo - Dal Salento a Pompei
(di: Antonio Illibato - Edizioni Santuario - pp.368 - € 12,00)
Dopo una lunga stagione di studi, avviata nel 1982, con il primo dei convegni storici dedicati alla figura del Fondatore del Santuario delle Opere di Carità e della nuova Città di Pompei, quest’ultima biografia di Antonio Illibato propone le più recenti acquisizioni storiografiche sulla vicenda umana e spirituale dell’Avvocato pugliese che la Chiesa ha proclamato Beato nel 1980.
Per quanto impegnativa, la lettura del volume si presenta scorrevole e avvincente.
"L’Opera di Valle di Pompei, come spesso abbiamo avuto occasione di mettere in rilievo, è sorta e si è ingrandita costantemente come una magnifica epopea di Religione insieme e di carità, di fede e di Beneficenza educativa.
Le Opere della Fede sono state sempre un’ispirazione alle Opere di carità, e le Opere di carità, a loro volta, sono state sempre preludio di nuove manifestazioni di religione e di culto".
(Bartolo Longo)
*Bartolo Longo "Educatore e Pedagogista"
(di: Luigi Leone)
(AA. VV. Bartolo Longo Educatore-Pedagogista, a cura di Luigi Leone, Pontificio Santuario di Pompei 1996, s.i.p.)
Pubblichiamo integralmente la premessa del volume curata dal nostro capo-redattore.
A partire dal 1982, anno in cui fu celebrato a Pompei il primo convegno storico su "Bartolo Longo e il suo tempo", una nuova stagione di studi, e per diversi aspetti più feconda, ha preso il via per una conoscenza più adeguata di colui che unanimamente è ritenuto il Fondatore della Nuova Pompei.
Una nuova letteratura, non più squisitamente agiografica, ma storica, analitica, sostenuta dalla ricerca dei documenti e dal confronto contestualizzato al tempo in cui operò il Longo, con situazioni ed esperienze affini, si sta sempre più consolidando e sta, contemporaneamente, ponendo in luce i tratti inconfondibili e poliedrici di Bartolo Longo che Gabriele De Rosa definì come "anticipare dell’intelligenza laicale del cristiano moderno".
Un nuovo corso al quale ascrivere in primis la pubblicazione degli Atti del Convegno citato, la composizione di alcune decine di test di laurea sulla figura e sull’operato di Bartolo Longo, l’imminente pubblicazione di una nuova biografia sul Beato e l’impegno di alcuni studiosi locali da sempre amanti delle cose pompeiane e legati a doppio filo, con sentimenti di gratitudine e di affetto al "santo della nuova assistenza sociale" come ebbe a definirlo Giuseppe Galasso.
Il volume che presentiamo aggiunge nuovo materiale cognitivo per una visione più ampia dell’attività educativa del Beato Bartolo Longo.
Offre, innanzitutto, uno sguardo d’insieme dal punto di vista dell’approccio teoretico alla storia della pedagogia nel contributo del prof. Carlo Carini dell’Università di Perugia. In secondo luogo, propone in assoluto la prima ricostruzione storica della scuola primaria a Pompei grazie all’appassionato lavoro di ricerca dei maestri del 1° Circolo Didattico: Adele Catapano, Lucia Balzano, Gennaro D’Alessandro, Tina Guadagno e Filomena Trapani.
In entrambe i casi appare in maniera inequivocabile l’apporto longhiano. Da una parte quello eziologico, causativo, nel senso che il Beato diede origine, prima in termini più "intimistici", curando personalmente gli incontri con i ragazzi del luogo, poi in termini più strutturali (maestri, spazi educativi e suppellettili scolastiche) l’esperienza educativa pompeiana. Sull’altro versante, quello dell’approccio formale ai contenuti e alla metodologia, pur non arrivando a sviluppare un pensiero psico-pedagogico sistematico, è indubbio che Bartolo Longo presenti una profonda e complessa intuizione pedagogica dalle diverse radici ma ricche di prospettive innovative, la cui metodologia fu ampiamente ripagata dal successo degli itinerari educativi che portarono a piena maturità, umana e cristiana, i ragazzi ospiti dei suoi istituti, sebbene figli di delinquenti e di carcerati.
Ma il testo va anche oltre la felice esperienza longhiana, conclusasi il 5 ottobre 1926. Gli autori hanno voluto ricostruire con documentazione alla mano la memoria della scuola primaria a Pompei riportando alla luce le tappe più significative, i personaggi che l’hanno popolata (personale docente e non docente, ex alunni e familiari), ma anche il confronto con le varie epoche scolastiche, i programmi ministeriali e le diverse formulazioni metodologiche, didattiche e legislative fino ai nostri giorni. Sono proprio questi ultimi ad aver dato vita a questo lavoro. Mentre, infatti, viene alla luce il nostro testo, si compie anche la vicenda professionale del prof. Luigi Leone, per ben 45 anni maestro di scuole elementari e Direttore del 1° Circolo Didattico dal 1978 ad oggi.
Il testo che lui stesso ha ispirato è il miglior riconoscimento della sua attività di educatore, che l’ha visto protagonista della crescita di molte generazioni di ragazzi pompeiani.
Anzi ci sembra una felice e provvida coincidenza che, mentre si conclude un’esperienza professionale, e solo professionale, si dia alle stampe un lavoro che consegna alle nuove generazioni di Pompei la memoria di una scuola primaria che ha avuto le sue origini nelle opere e nei giorni del santo Fondatore di Pompei e vera spina dorsale alla crescita umana, culturale e cristiana per moltissimi cittadini.
Forse è l’opera più significativa del prof. Leone, che mentre "esce di scena" ricorda a tutti il ruolo che la scuola ha nella formazione personale degli individui e nel progresso sociale di una città.
(Autore: Pasquale Mocerino)
*Bartolo Longo e gli ex alunni
Il senso della vita
*Bartolo Longo e la sua intimità con Dio
Pontificio Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei
Gennaio 2002
Autore: Adolfo L’Arco
Nell’opuscolo "Come si deve pregare?", scritto per le Suore Figlie del Santo Rosario, che egli stesso aveva fondato nel 1897, il Beato Bartolo Longo manifesta tutta la sua straordinaria e intensa spiritualità e confida: "Io non cerco che solo Iddio puro nella mia mente, senza alcun raggio di luce; Iddio puro nella mia volontà, senza alcun fuoco di fervore; Iddio puro nel mio cuore, senza alcuna gocciola di consolazione; in tutto e da per tutto la pura e sola volontà del Signore".
Anche questo volume, scritto dal salesiano Adolfo L’Arco, faceva parte delle novità editoriali che il Santuario ha presentato nell’ambito di Galassia Gutenberg, la più importante rassegna del libro dell’Italia Meridionale.
In quella circostanza, Mons. Baldassarre Cuomo, cui toccò la presentazione del testo, ebbe a dire: "Don L’Arco porta Bartolo Longo nell’intimo dell’animo forse come porta Don Bosco, che lo ha voluto suo figlio nella Famiglia Salesiana".
Un giudizio che a prima vista può sembrare esagerato, ma che in realtà coglie, senza iperbole, la stima e l’amore che l’Autore ha per il Fondatore della Nuova Pompei.
D’altra parte le parole di compiacimento espresse nei suoi confronti poggiano sulle solide basi di un’amicizia fraterna, di una intensa condivisione pastorale (don L’Arco è protagonista, dal 1086 in poi, delle settimane mariane organizzate dal Santuario di Pompei) e di una brillante attività editoriale.
In più occasioni egli ha parlato di Bartolo Longo ed ha scritto su di lui, come testimoniano i due volumi: Penna Rosario e cuore alla Vergine (Il Servo di Dio Bartolo Longo), Torino-Leumann, 1964: il beato Bartolo Longo mediatore tra il vangelo e l’uomo, Pompei 1987.
Ora, in questo volumetto, che riprende nella prima parte il testo utilizzato per un lavoro in occasione del primo centenario della Facciata del santuario dedicata alla Pace Universale, egli legge, quasi rapito ed estasiato, la dimensione ascetico- mistica del santo Avvocato, la cui spiritualità è fortemente radicata in senso cristologico.
Il Fondatore della Nuova Pompei ci ha lasciato, ma sono pochi a saperlo, una preziosa testimonianza di questa sua peculiare esperienza interiore nell’opuscolo "Come si deve pregare?", scritto per le sue suore. Mai come in questo testo solo pochi passaggi sono dedicati alla Vergine.
Tutto è orientato all’amore per Dio: "scopo supremo dell’orazione è quello di acquistare la grazia, di unirsi a Dio per possederlo, per amarlo sempre".
Appare così la dimensione contemplativa di un uomo che, oltre ad avere un temperamento vulcanico e a possedere una volontà tenace e laboriosa, è capace di slanci interiori di prima grandezza, rivelando insospettate ricchezze spirituali proprie di chi ha fatto una profonda ed intima esperienza di Dio: Guardami, o mio Dio, quando mi smarrisco, richiamami, quando mi allontano; trattienimi, quando fuggo, abbracciami, quando ti cerco".
(A cura di: Lucio Giacco)
*Bartolo Longo "ghal qadi t'Alla u tal-Bniedem"
(di: Mons. Baldassarre Cuomo)
L’opuscolo scritto da Mons. Baldassarre Cuomo su Bartolo Longo già tradotto in francese ed in inglese) viene offerto anche nella traduzione maltese.
Ringraziamo sinceramente Padre Alberto Curmi di Gozo (Malta) per il suo interessamento.
D’altra parte egli è impegnato, anche, nella redazione della rivista intitolata “Pompej”.
La devozione dei Maltesi verso la Madonna di Pompei è antichissima.
Il testo si legge d’un fiato per la brevità e la scorrevolezza; ma offre, allo stesso tempo, i tratti essenziali della vita e delle Opere del Fondatore.
Ci auguriamo che questo Laico generoso possa ispirare l’impegno cristiano dei maltesi che godono già fama di essere “cristiani d’un pezzo” nonostante le storiche “tentazioni” a cedere agli attori di turno nella gestione della società.
(di: Luigi Avellino)
Il volume si apre con una citazione di Pio X: "I premi resi al valore assai valgono per incuorare gli uomini a compiere egregie azioni, perché, mentre segnalano i personaggi benemeriti della Chiesa e della Società. Altri spingono a percorrere lo stesso arringo di lode e di onore…".
Si muove in quest’ambito la ricerca di Luigi Avellino che, attraverso le benemerenze ricevute dal Beato Bartolo Longo, in vita e post mortem, cerca di additare all’attenzione dei lettori non un’arida elencazione di segni d’onore, quanto piuttosto la storia di un uomo diventato credibile e creduto a motivo della sua opera di redenzione sociale, di promozione del culto alla Vergine del Rosario e della sua azione a favore della pace, per la quale fu candidato al Nobel del 1902, senza però conseguirne il premio finale.
È nel solco della storia personale di quest’uomo, un esempio di vita da imitare, che vanno contestualizzate le onorificenze, alcune delle quali ignote anche agli studiosi del Longo, che l’autore ricostruisce, una dopo l’altra, con pazienza certosina: quelle degli Ordini Equestri di San Gregorio Magno e del Santo Sepolcro di Gerusalemme; del Ministero degli Interni, del Re Vittorio Emanuele III; del Rotary Club di Pompei; quelle di alcune famiglie religiose con le quali il Beato aveva avuto rapporti importanti (Fatebenefratelli, Redentoristi, Scolopi, Domenicani, Fratelli delle Scuole Cristiane).
E poi, ancora, quella della Contrada dell’Oca, dove era nata Santa Caterina da Siena, insieme a quelle di Latiano, sua città natale, e di Scafati, con le loro lapidi e monumenti, oltre a tanti altri segni d’onore che gli vennero riconosciuti per le sue opere sociali, civili e religiose realizzate in Valle di Pompei.
Occasioni preziose per rivisitare la grande storia di fede e di carità avvenuta all’ombra del Santuario mariano.
*Bartolo Longo - Un cristiano tra Otto e Novecento "Primo Volume"
Primo Volume
(di: Antonio Illibato)
"Bartolo Longo. Un cristiano tra Otto e Novecento" è il titolo del primo volume di una nuova biografia sul fondatore di Pompei, scritta da Antonio Illibato. Lo storico Gabriele De Riosa ne ha curato la presentazione che riportiamo integralmente.
Bella e meritoria impresa questa biografia di Bartolo Longo, alla quale si è accinto Antonio Illibato, la prima che possa definirsi di respiro storico, senza concessioni agiografiche, sfoltita dai tanti “sentito dire” che hanno accompagnato le ricerche attorno al fondatore del Santuario di Pompei.
Già Michele Miele, nel convegno storico che si tenne a Pompei dal 24-28 maggio 1982, aveva avvertito: “Nessuno, certo, si vorrà meravigliare del fatto che le deformazioni polemiche del tempo si siano sedimentate formando delle incrostazioni, abbiano quindi dato luogo a vere e proprie leggende su Bartolo Longo e sia difficile accantonarle.
L’importante è ora contribuire, con gli strumenti di cui disponiamo, a riportare, al di là di ogni intento celebrativo, momenti essenziali della sua vita alla loro reale dimensione storica.
Dal momento che qui ci poniamo sul piano della ricerca imparziale, sono convinto che, a lungo andare, si riuscirà a sottrarre la sua figura ai giudizi di parte – traducibili in forme di devozionismo e di damnatio memoriae – cui finora è andata spesso soggetta”.
Occorre riconoscere che già in quel convegno,al quale parteciparono anche insigni studiosi universitari, da Giuseppe Galasso ad Alfonso Di Nola, a Pompeo Giannantonio, ad Antonio Cestaro ed altri, si pervenne a una equilibrata storicizzazione della biografia di Longo, non più viziata dai “sentito dire” e da “giudizi di parte”, e interamente immersa nel quadro più ampio e articolato dei problemi del proprio tempo: dagli ultimi anni del Regno borbonico all’annessione del Regni d’Italia alla fine dello Stato Pontificio e all’insorgere della questione romana, alla laicizzazione della cultura accademica, ai conflitti Chiesa e Stato, all’introduzione del “non expedit”, alla grande crisi agraria di fine secolo, con la conseguente emigrazione transoceanica, al decennio giolittiano, alla guerra mondiale e al fascismo, passando attraverso cinque pontificati: da Pio IX, a Leone XIII, a Pio X, a Benedetto XV, a Pio XI.
Ce n’è fin troppo per capire l’ampiezza e la profondità degli sconvolgimenti che segnarono il passaggio da un mondo nel quale sussistevano ancora eredità mentali, di costumi, di comportamenti anche ecclesiastici propri dell’ancien “régime”, accanto agli elementi nuovi, che avrebbero caratterizzato la società contemporanea ovvero il Novecento: la comparsa dei grandi movimenti di massa, la mobilità sociale, i processi di industrializzazione, le nuove forme della povertà, di cui si occuperà Bartolo Longo, il dualismo Nord Sud. Ecc.
Nelle biografie che fino al lavoro di Illibato si sono lette, mancava questo retroterra, sicchè il Longo finiva per passare come un personaggio astratto o al più coinvolto in tante piccole, modeste storielle locali, quelle che una volta abbondavano nella pubblicistica clericale, fino a perdere alla fine le ragioni e l’interiorità del Beato.
Certo, non sono mancate nel passato, anche le ricerche valide su questo o quell’aspetto della vita di Bartolo Longo, come il saggio che il vescovo Antonio Anastasio Rossi, prelato di Pompei, scrisse nel 1938, sulla formazione interiore dell’Avvocato, sulla sua crisi spirituale, prima di dedicarsi con la passione e la dedizione del convertito, al conseguimento della perfezione cristiana.
Il Rossi, che durante la prima guerra mondiale aveva saputo coniugare l’amore di patria e una straordinaria sollecitudine pastorale per le vittime della guerra, specialmente in occasione dell’esodo della popolazione da Udine, era in grado di capire meglio – credo – la compresenza nel Longo di una fede così sofferta e conquistata attraverso una rigorosa disciplina interiore e un comportamento più “risorgimentale”, starei per dire, che di opposizione allo Stato liberale, più di collaborazione fra società laica e società religiosa, così come poteva intenderla uno spirito moderato.
Il che avvicina il Longo alla figura di Don Bosco, che egli ebbe in grande stima.
Quel che rende autorevole il primo volume della biografia di Bartolo Longo, scritta da Illibato, è il ricorso a quell’ampia esplorazione archivistica, che era già stata sollecitata al convegno storico di Pompei del 1982 voluto dal vescovo prelato di Pompei, Domenico Vacchiano, nella convinzione che si dovesse cambiare metodo e prospettiva di lavoro, se si voleva restituire Bartolo Longo e le sue opere alla storia.
Al suo fianco, Pietro Caggiano, con la sua intelligenza e assidua disponibilità perché si avviasse il nuovo corso di studi longhiani. Già durante il citato convegno, Illibato dette notizia di una sua prima ricognizione del materiale archivistico del Santuario di Pompei, materiale indispensabile non solo per la storia della Chiesa, ma anche per le vicende amministrative del Santuario, per la nascita e lo sviluppo della Valle di Pompei, di cui il Longo percepì appieno la virtualità come centro urbano aggregante.
Questa idea dell’aggregazione – che è l’altro caposaldo di Longo dopo l’edificazione del Santuario – fu il frutto “di una specie di studio e di esame della realtà sociale in cui egli ha operato”, partendo dalla constatazione che nella Valle stentava a farsi largo persino “il diritto e la giustizia civile”, e vi regnavano “la più grossa superstizione, i pregiudizi e le false credenze tenean luogo delle massime evangeliche”.
Archivio prezioso, dunque, questo del Santuario, perché conserva i manoscritti editi ed appunti inediti del Longo sul problema della delinquenza, corrispondenza di carcerati e di cappellani e altro.
C’è un elenco degli archivi esplorati da Illibato, fra questi egli sottolinea l’importanza della ricerca condotta nell’Archivio storico diocesano di Napoli, per ricostruire “le presenze sociali a livello aristocratico e alto borghese, soprattutto femminile, che frequentò il Longo, come già rilevò nel 1982 Galasso.
Mi pare ineccepibile il giudizio di Galasso: “Decidendo di impegnarsi nella direzione del santuario-città, egli (Bartolo Longo) si legava per diverse vie alla società laica: si legava per la sua profonda intuizione che ebbe di un’altra dimensione della società laica, questa volta non più a livello aristocratico o alto borghese, ma anzi, a livello popolano secondo le forme precise di un livelli aggregativo”.
Pagine puntuali e penetranti scrive Illibato su quel mondo aristocratico e altoborghese napoletano che prese a cuore la sorte del Longo negli anni in cui, dopo avere ceduto alle pratiche spiritiche, attraversò una forte crisi spirituale. In questo mondo di gente colta e devota, spiccava Caterina Volpicelli (1839-1894), attiva protagonista della devozione al Cuore di Gesù, fondatrice dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore. Bartolo Longo fu molto colpito dall’incontro con la Volpicelli, ma furono tanti i religiosi che furono vicino a Longo in questo periodo critico della sua vita, dal carissimo amico Vincenzo Pepe al padre domenicano Alberto Radente, all’ascetica figura del redentorista Emanuele Ribera, “che ebbe un ruolo determinante nella formazione spirituale del Longo”, scrive Illibato, il quale si diffonde nella descrizione di quel mondo di religiosi, straordinari per ingegno e per la fede, che hanno scritto pagine fra le più belle della spiritualità napoletana di fine secolo: da Ludovico da Casoria, fondatore dell’Istituto dei Frati della Carità, al padre Michelangelo Longo da Marigliano, al francescano Salvatore Iovino, che fu uno dei primi a guidare i fedeli in pellegrinaggio al nascente Santuario di Pompei; nel clero diocesano Longo conobbe il sacerdote Agnello Coppola, il più famoso Vincenzo Maria Sarnelli, che nel 1897 fu nominato arcivescovo a Napoli, il sacerdote Giuseppe Giustiniani, il sacerdote Gennaro Aspreno Galante, studioso di archeologia cristiana, infine la figura del dotto filippino Alfonso Capecelatro. Per non dire della fioritura delle varie congregazioni femminili negli anni più difficili del pontificato di Pio IX.
Dunque, tutto un mondo di religiosi. Ma anche di laici consacrati, che è cosa diversa dal mondo dell’associazionismo cattolico dell’epoca, in quanto non dipendevano dalla “regola” del non “expedit”, ma che ugualmente si impegnarono e vissero una dimensione moderna della carità tale da riscuotere stima e ammirazione anche fra i liberali.
Longo dovette molto a questo mondo che non lo perse mai di vista; e in questo singolare rapporto con esso è la radice di quella sua stupenda intuizione, di edificare per la madonna un santuario-città, inventarla e costruirla come atto di fede di un laico, che riuscì ad associare il destino di una città come Pompei, una volta terra povera e di poca misera gente, a una storia di preghiera di dimensione mondiale (Gabriele De Rosa)
Presentato il primo volume di una nuova biografia su Bartolo Longo
È stata la banda dell’Istituto Bartolo Longo, diretta dal maestro
Francesco Federico, ad aprire il programma della presentazione del primo volume “Bartolo Longo un cristiano tra otto e novecento” di Antonio Illibato, edito dal Pontificio Santuario di Pompei.
L’Arcivescovo Mons. Toppi ha rivolto un saluto all’autore del testo e agli intervenuti. Moderatore degli interventi dei professori Pietro Borzomati, Michele Miele, Antonio Cestaro e dell’autore è stato Mons. Pietro Caggiano, che ha letto una lettera di felicitazioni del Card. Michele Giordano, per don Illibato e per tutti i “longhiani” intervenuti.
Diciamo subito che l’opera è destinata a colmare un vuoto per molti aspetti ancora esistente nella pubblicistica, per la verità non molto vasta, su Bartolo Longo.
Subito dopo la morte di Bartolo Longo, come è noto, nel 1927, comparve la biografia di Mons. Scotto di Pagliara, prelato domestico del Papa, opera destinata a larga diffusione, se si pensa che nel 1943 uscì una terza edizione con oltre 30 mila copie. Ma lo stesso autore confessò di non aver potuto “preparare un lavoro più ampio e completo” e di essersi comunque arrestato nell’impresa, avendo saputo che il padre barnabita Eufrasio Spreafico si accingeva a farlo “con vivo zelo”, somma diligenza e con quella competenza che gli è propria”.
Orbene, il lavoro di Spreafico, studioso che aveva già pubblicato un libro su Giuseppe Toniolo e un grosso volume sul fondatore dei Religiosi Concezionisti, padre Luigi M. Monti, contiene una prima biografia sistematica degli scritti del Longo, e l’elenco degli archivi in cui è depositato il materiale relativo al fondatore della Nuova Pompei; tutti luoghi che Illibato ha rivisitato con estrema cura, offrendo al lettore il panorama ampio e articolato di una esperienza di pensiero e d’azione estremamente ricca: l’archivio Bartolo Longo di Pompei con le carte personali e familiari, le prediche, le opere inedite ed edite, l’archivio storico diocesano di Napoli, l’archivio vescovile di Nola, l’archivio dell’Ordine dei Predicatori e l’archivio della S. Congregazione dei Riti di Roma e, in aggiunta, l’archivio di Stato di Napoli e l’archivio storico per le province napoletane. Diversi i tagli dati all’opera dagli interventi dei professori, che abbiamo cercato di sintetizzarli, dopo di averla attentamente letta.
Gabriele De Rosa, nella presentazione al libro di Illibato, mette in risalto alcune caratteristiche di una biografia che, dotata di respiro “storico”, sembra rispondere pienamente alle indicazioni emerse dal Convegno storico di Pompei del 1982 dedicato a Bartolo Longo e al suo tempo. Accostarsi alla vita e all’opera del fondatore delle Opere educative di Pompei significa, infatti, liberare questa insigne figura dalle numerose incrostazioni celebrative e, all’opposto, dalle altrettanto numerose censure che ne hanno deformato l’immagine.
Bisogna inserire il Longo nel suo tempo, in quell’epoca di trapasso dall’800 al ‘900, in cui si ebbe l’inizio della decadenza della filosofia positivistica e dell’ascesa di una filosofia spiritualistica tanto sensibile al problema religioso quanto aperta alle riforme sociali.
Bartolo Longo si oppose con eguale vigore ai residui arcaici del devozionismo locale e ai pregiudizi meccanicistici della criminologia positivistica. Ma per capire la fonte di questo coraggio intellettuale bisogna riferirsi agli anni della formazione e dei successivi studi giuridici compiuti a Napoli dal giovane pugliese. Per questo rispetto, la ricerca di Illibato si presenta ricca di dati e di suggestioni, mantenendo sullo sfondo i motivi sociali determinanti dai nuovi processi di industrializzazione, accompagnati da nuove forme di povertà e di religiosità.
Nel quadro economico-sociale della Puglia della prima metà dell’Ottocento, Bartolo Longo ebbe un’educazione familiare improntata agli ideali cristiani, che egli visse in modo intenso cercando una soluzione personale ai contrasti che in quel tempo animavano la società italiana, divisa tra devozione alla Chiesa ed esigenza della costruzione dello Stato nazionale.
Sulla vita interiore del giovane Bartolo Longo scrisse nel 1938 un saggio Mons. Anastasio Rossi, ma la ricerca di Illibato offre una ricostruzione completa dell’ambiente e dei motivi culturali che influenzarono il processo formativo dell’avvocato di Latiano: la forte presenza, in terra d’Otranto, del Terz’Ordine domenicano, che permetteva ai laici di vivere la spiritualità religiosa pur restando al di fuori dei conventi; l’ugualmente significativo ruolo giocato dalla Confraternita del Rosario, un sodalizio dedito alla promozione alla promozione di iniziative a sfondo liturgico-sacramentale per la promozione dei fedeli e della pietà popolare; i sentimenti liberali coltivati dalla famiglia della madre, Antonia Luparelli, peraltro fornita di profondo senso religioso e particolarmente devota al culto di Maria; gli anni trascorsi al collegio degli Scolopi a Francavilla Fontana, dove lavoro, studio e preghiera fornirono al giovane allievo un preciso modello educativo, poi tenuto presente nell’ordinamento delle Opere per i figli dei carcerati; e infine gli studi giuridici, in qualche modo legati alla figura del patrigno, l’avv. Giovanni Battista Campi, ma iniziati a Lecce, in piena guerra d’indipendenza, e proseguiti a Napoli, a partire dal 1863.
Merito di Illibato è aver ricostruito il periodo napoletano di Bartolo Longo, durante il quale egli seguì non soltanto i corsi di diritto, ma anche quelli di lettere e filosofia, restando particolarmente colpito da un dibattito culturale che gli appariva dominato da idee anticattoliche e perfino atee.
Così, l’insegnamento giuridico di docenti come Giovanni Manna o Federico Persico, pur di orientamento cattolico, non impedì che lo studente pugliese fosse piuttosto catturato da ambienti spiritisti, nei quali il pensiero più influente era quello del Renan della “Vita di Gesù”: un’opera, come è noto, particolarmente avversata Da Ludovico da Casoria, che indusse, per questo, Alfonso Capecelatro a scriverne una confutazione.
Fu Vincenzo Pepe a riportare il Longo sulla via segnata dall’educazione familiare. Ma in quest’opera di recupero ebbe un ruolo anche Caterina Volpicelli, propagatrice della devozione al Cuore di Gesù, nonché aggregata da Ludovico da Casoria al terz’Ordine di san Francesco.
Il posto della Volpicelli nella formazione di Bartolo Longo è importante, perché attraverso il suo influsso crebbe nel giovane di Latiano l’interesse per le opere di carità cristiana, per l’assistenza ai poveri e la cura degli infermi, ma anche la devozione per il Sacro Cuore.
Decisivo fu però anche l’apporto del domenicano Alberto Radente, teologo di grande prestigio e di vasta cultura storica. Ed è da segnalare il ruolo avuto nella redenzione di Bartolo Longo dal cardinale arcivescovo Sisto Riario Sforza, detto il “Borromeo redivivo” nonché l’influsso esercitato da tutto uno stuolo di religiosi, sacerdoti e laici operanti nell’ambiente napoletano: padre Emanuele Ribera, grande figura d’asceta, padre Ludovico da Casoria, sul quale giustamente l’autore si sofferma, per metterne in evidenza l’opera esercitata durante un quarantennio in favore dei diseredati.
Illibato dedica il dovuto spazio al gruppo di francescani che indirizzarono Bartolo Longo alla spiritualità, alla carità, alla costruzione di opere destinate alla redenzione degli elementi più deboli della società. Fra questi, anche il conventuale padre Salvatore Iovino, che fu uno dei primi a guidare i fedeli in pellegrinaggio al nascente santuario di Pompei. Ma vengono citati anche esponenti del clero diocesano di Napoli come Agnello Coppola, Vincenzo Maria Sarnelli, Giuseppe Giustiniani, Luigi Caruso. C’è, poi, una parte del libro.
Presentato il primo volume di una nuova biografia su Bartolo Longo
È stata la banda dell’Istituto Bartolo Longo, diretta dal maestro
Francesco Federico, ad aprire il programma della presentazione del primo volume "Bartolo Longo un cristiano tra otto e novecento" di Antonio Illibato, edito dal Pontificio Santuario di Pompei.
L’Arcivescovo Mons. Toppi ha rivolto un saluto all’autore del testo e agli intervenuti. Moderatore degli interventi dei professori Pietro Borzomati, Michele Miele, Antonio Cestaro e dell’autore è stato Mons. Pietro Caggiano, che ha letto una lettera di felicitazioni del Card. Michele Giordano, per don Illibato e per tutti i "longhiani" intervenuti.
Diciamo subito che l’opera è destinata a colmare un vuoto per molti aspetti ancora esistente nella pubblicistica, per la verità non molto vasta, su Bartolo Longo.
Subito dopo la morte di Bartolo Longo, come è noto, nel 1927, comparve la biografia di Mons. Scotto di Pagliara, prelato domestico del Papa, opera destinata a larga diffusione, se si pensa che nel 1943 uscì una terza edizione con oltre 30 mila copie. Ma lo stesso autore confessò di non aver potuto "preparare un lavoro più ampio e completo" e di essersi comunque arrestato nell’impresa, avendo saputo che il padre barnabita Eufrasio Spreafico si accingeva a farlo "con vivo zelo", somma diligenza e con quella competenza che gli è propria".
Orbene, il lavoro di Spreafico, studioso che aveva già pubblicato un libro su Giuseppe Toniolo e un grosso volume sul fondatore dei Religiosi Concezionisti, padre Luigi M. Monti, contiene una prima biografia sistematica degli scritti del Longo, e l’elenco degli archivi in cui è depositato il materiale relativo al fondatore della Nuova Pompei; tutti luoghi che Illibato ha rivisitato con estrema cura, offrendo al lettore il panorama ampio e articolato di una esperienza di pensiero e d’azione estremamente ricca: l’archivio Bartolo Longo di Pompei con le carte personali e familiari, le prediche, le opere inedite ed edite, l’archivio storico diocesano di Napoli, l’archivio vescovile di Nola, l’archivio dell’Ordine dei Predicatori e l’archivio della S. Congregazione dei Riti di Roma e, in aggiunta, l’archivio di Stato di Napoli e l’archivio storico per le province napoletane. Diversi i tagli dati all’opera dagli interventi dei professori, che abbiamo cercato di sintetizzarli, dopo di averla attentamente letta.
Gabriele De Rosa, nella presentazione al libro di Illibato, mette in risalto alcune caratteristiche di una biografia che, dotata di respiro "storico", sembra rispondere pienamente alle indicazioni emerse dal Convegno storico di Pompei del 1982 dedicato a Bartolo Longo e al suo tempo. Accostarsi alla vita e all’opera del fondatore delle Opere educative di Pompei significa, infatti, liberare questa insigne figura dalle numerose incrostazioni celebrative e, all’opposto, dalle altrettanto numerose censure che ne hanno deformato l’immagine.
Bisogna inserire il Longo nel suo tempo, in quell’epoca di trapasso dall’800 al ‘900, in cui si ebbe l’inizio della decadenza della filosofia positivistica e dell’ascesa di una filosofia spiritualistica tanto sensibile al problema religioso quanto aperta alle riforme sociali.
Bartolo Longo si oppose con eguale vigore ai residui arcaici del devozionismo locale e ai pregiudizi meccanicistici della criminologia positivistica. Ma per capire la fonte di questo coraggio intellettuale bisogna riferirsi agli anni della formazione e dei successivi studi giuridici compiuti a Napoli dal giovane pugliese. Per questo rispetto, la ricerca di Illibato si presenta ricca di dati e di suggestioni, mantenendo sullo sfondo i motivi sociali determinanti dai nuovi processi di industrializzazione, accompagnati da nuove forme di povertà e di religiosità.
Nel quadro economico-sociale della Puglia della prima metà dell’Ottocento, Bartolo Longo ebbe un’educazione familiare improntata agli ideali cristiani, che egli visse in modo intenso cercando una soluzione personale ai contrasti che in quel tempo animavano la società italiana, divisa tra devozione alla Chiesa ed esigenza della costruzione dello Stato nazionale.
Sulla vita interiore del giovane Bartolo Longo scrisse nel 1938 un saggio Mons. Anastasio Rossi, ma la ricerca di Illibato offre una ricostruzione completa dell’ambiente e dei motivi culturali che influenzarono il processo formativo dell’avvocato di Latiano: la forte presenza, in terra d’Otranto, del Terz’Ordine domenicano, che permetteva ai laici di vivere la spiritualità religiosa pur restando al di fuori dei conventi; l’ugualmente significativo ruolo giocato dalla Confraternita del Rosario, un sodalizio dedito alla promozione alla promozione di iniziative a sfondo liturgico-sacramentale per la promozione dei fedeli e della pietà popolare; i sentimenti liberali coltivati dalla famiglia della madre, Antonia Luparelli, peraltro fornita di profondo senso religioso e particolarmente devota al culto di Maria; gli anni trascorsi al collegio degli Scolopi a Francavilla Fontana, dove lavoro, studio e preghiera fornirono al giovane allievo un preciso modello educativo, poi tenuto presente nell’ordinamento delle Opere per i figli dei carcerati; e infine gli studi giuridici, in qualche modo legati alla figura del patrigno, l’avv. Giovanni Battista Campi, ma iniziati a Lecce, in piena guerra d’indipendenza, e proseguiti a Napoli, a partire dal 1863.
Merito di Illibato è aver ricostruito il periodo napoletano di Bartolo Longo, durante il quale egli seguì non soltanto i corsi di diritto, ma anche quelli di lettere e filosofia, restando particolarmente colpito da un dibattito culturale che gli appariva dominato da idee anticattoliche e perfino atee.
Così, l’insegnamento giuridico di docenti come Giovanni Manna o Federico Persico, pur di orientamento cattolico, non impedì che lo studente pugliese fosse piuttosto catturato da ambienti spiritisti, nei quali il pensiero più influente era quello del Renan della "Vita di Gesù": un’opera, come è noto, particolarmente avversata Da Ludovico da Casoria, che indusse, per questo, Alfonso Capecelatro a scriverne una confutazione.
Fu Vincenzo Pepe a riportare il Longo sulla via segnata dall’educazione familiare. Ma in quest’opera di recupero ebbe un ruolo anche Caterina Volpicelli, propagatrice della devozione al Cuore di Gesù, nonché aggregata da Ludovico da Casoria al terz’Ordine di san Francesco.
Il posto della Volpicelli nella formazione di Bartolo Longo è importante, perché attraverso il suo influsso crebbe nel giovane di Latiano l’interesse per le opere di carità cristiana, per l’assistenza ai poveri e la cura degli infermi, ma anche la devozione per il Sacro Cuore.
Decisivo fu però anche l’apporto del domenicano Alberto Radente, teologo di grande prestigio e di vasta cultura storica. Ed è da segnalare il ruolo avuto nella redenzione di Bartolo Longo dal cardinale arcivescovo Sisto Riario Sforza, detto il "Borromeo redivivo" nonché l’influsso esercitato da tutto uno stuolo di religiosi, sacerdoti e laici operanti nell’ambiente napoletano: padre Emanuele Ribera, grande figura d’asceta, padre Ludovico da Casoria, sul quale giustamente l’autore si sofferma, per metterne in evidenza l’opera esercitata durante un quarantennio in favore dei diseredati.
Illibato dedica il dovuto spazio al gruppo di francescani che indirizzarono Bartolo Longo alla spiritualità, alla carità, alla costruzione di opere destinate alla redenzione degli elementi più deboli della società. Fra questi, anche il conventuale padre Salvatore Iovino, che fu uno dei primi a guidare i fedeli in pellegrinaggio al nascente santuario di Pompei. Ma vengono citati anche esponenti del clero diocesano di Napoli come Agnello Coppola, Vincenzo Maria Sarnelli, Giuseppe Giustiniani, Luigi Caruso. C’è, poi, una parte del libro di Illibato dedicata all’influenza esercitata su Bartolo Longo da "donne religiose e laici pii", come suor Maria Luisa di Gesù, fondatrice dell’Istituto delle Suore di Maria SS.ma Addolorata e Santa Filomena, Giuliana Salzano, Maria Rosa Carafa, Costanza Starace, Federico Mascitelli.
Bisogna riconoscere che la biografia di Illibato fa luce sul complesso mondo religioso e intellettuale che spinse Bartolo Longo alla conversione e, attraverso una vera e propria "scuola di carità", all’impresa di edificazione di grandiose opere educative. Un mondo nel quale spicca la figura di P. Ludovico da Casoria, a cui è dedicato il capitolo IX e in cui è da ricordare l’ospedale di Santa Maria del Popolo degli incurabili, un istituto sorto nella prima metà del ‘500 per opera di Maria Lorenza Longo, sulla quale esiste l’importante lavoro di Mons. Toppi, pubblicato recentemente anche dal Pontificio Santuario di Pompei, ma di cui uscì un estratto nel 1953 sulla rivista dell’Istituto Storico dei Frati Minori Cappuccini "Collectanea Franciscana".
Questo grande complesso ospedaliero va tenuto presente, nell’iter formativo di Bartolo Longo, perché fu una specie di palestra in cui molti entravano per esercitarsi in opere di carità cristiana. Secondo un modello di collaborazione fra chierici e laici, intellettuale e spirituale insieme, che il Longo ebbe sempre presente nella sua straordinaria opera di religioso e di riformatore sociale.
(Autore: Luigi Leone)
Presentato il primo volume di una nuova biografia su Bartolo Longo
È stata la banda dell’Istituto Bartolo Longo, diretta dal maestro
Francesco Federico, ad aprire il programma della presentazione del primo volume "Bartolo Longo un cristiano tra otto e novecento" di Antonio Illibato, edito dal Pontificio Santuario di Pompei.
L’Arcivescovo Mons. Toppi ha rivolto un saluto all’autore del testo e agli intervenuti. Moderatore degli interventi dei professori Pietro Borzomati, Michele Miele, Antonio Cestaro e dell’autore è stato Mons. Pietro Caggiano, che ha letto una lettera di felicitazioni del Card. Michele Giordano, per don Illibato e per tutti i "longhiani" intervenuti.
Diciamo subito che l’opera è destinata a colmare un vuoto per molti aspetti ancora esistente nella pubblicistica, per la verità non molto vasta, su Bartolo Longo.
Subito dopo la morte di Bartolo Longo, come è noto, nel 1927, comparve la biografia di Mons. Scotto di Pagliara, prelato domestico del Papa, opera destinata a larga diffusione, se si pensa che nel 1943 uscì una terza edizione con oltre 30 mila copie. Ma lo stesso autore confessò di non aver potuto "preparare un lavoro più ampio e completo" e di essersi comunque arrestato nell’impresa, avendo saputo che il padre barnabita Eufrasio Spreafico si accingeva a farlo "con vivo zelo", somma diligenza e con quella competenza che gli è propria".
Orbene, il lavoro di Spreafico, studioso che aveva già pubblicato un libro su Giuseppe Toniolo e un grosso volume sul fondatore dei Religiosi Concezionisti, padre Luigi M. Monti, contiene una prima biografia sistematica degli scritti del Longo, e l’elenco degli archivi in cui è depositato il materiale relativo al fondatore della Nuova Pompei; tutti luoghi che Illibato ha rivisitato con estrema cura, offrendo al lettore il panorama ampio e articolato di una esperienza di pensiero e d’azione estremamente ricca: l’archivio Bartolo Longo di Pompei con le carte personali e familiari, le prediche, le opere inedite ed edite, l’archivio storico diocesano di Napoli, l’archivio vescovile di Nola, l’archivio dell’Ordine dei Predicatori e l’archivio della S. Congregazione dei Riti di Roma e, in aggiunta, l’archivio di Stato di Napoli e l’archivio storico per le province napoletane. Diversi i tagli dati all’opera dagli interventi dei professori, che abbiamo cercato di sintetizzarli, dopo di averla attentamente letta.
Gabriele De Rosa, nella presentazione al libro di Illibato, mette in risalto alcune caratteristiche di una biografia che, dotata di respiro "storico", sembra rispondere pienamente alle indicazioni emerse dal Convegno storico di Pompei del 1982 dedicato a Bartolo Longo e al suo tempo. Accostarsi alla vita e all’opera del fondatore delle Opere educative di Pompei significa, infatti, liberare questa insigne figura dalle numerose incrostazioni celebrative e, all’opposto, dalle altrettanto numerose censure che ne hanno deformato l’immagine.
Bisogna inserire il Longo nel suo tempo, in quell’epoca di trapasso dall’800 al ‘900, in cui si ebbe l’inizio della decadenza della filosofia positivistica e dell’ascesa di una filosofia spiritualistica tanto sensibile al problema religioso quanto aperta alle riforme sociali.
Bartolo Longo si oppose con eguale vigore ai residui arcaici del devozionismo locale e ai pregiudizi meccanicistici della criminologia positivistica. Ma per capire la fonte di questo coraggio intellettuale bisogna riferirsi agli anni della formazione e dei successivi studi giuridici compiuti a Napoli dal giovane pugliese. Per questo rispetto, la ricerca di Illibato si presenta ricca di dati e di suggestioni, mantenendo sullo sfondo i motivi sociali determinanti dai nuovi processi di industrializzazione, accompagnati da nuove forme di povertà e di religiosità.
Nel quadro economico-sociale della Puglia della prima metà dell’Ottocento, Bartolo Longo ebbe un’educazione familiare improntata agli ideali cristiani, che egli visse in modo intenso cercando una soluzione personale ai contrasti che in quel tempo animavano la società italiana, divisa tra devozione alla Chiesa ed esigenza della costruzione dello Stato nazionale.
Sulla vita interiore del giovane Bartolo Longo scrisse nel 1938 un saggio Mons. Anastasio Rossi, ma la ricerca di Illibato offre una ricostruzione completa dell’ambiente e dei motivi culturali che influenzarono il processo formativo dell’avvocato di Latiano: la forte presenza, in terra d’Otranto, del Terz’Ordine domenicano, che permetteva ai laici di vivere la spiritualità religiosa pur restando al di fuori dei conventi; l’ugualmente significativo ruolo giocato dalla Confraternita del Rosario, un sodalizio dedito alla promozione alla promozione di iniziative a sfondo liturgico-sacramentale per la promozione dei fedeli e della pietà popolare; i sentimenti liberali coltivati dalla famiglia della madre, Antonia Luparelli, peraltro fornita di profondo senso religioso e particolarmente devota al culto di Maria; gli anni trascorsi al collegio degli Scolopi a Francavilla Fontana, dove lavoro, studio e preghiera fornirono al giovane allievo un preciso modello educativo, poi tenuto presente nell’ordinamento delle Opere per i figli dei carcerati; e infine gli studi giuridici, in qualche modo legati alla figura del patrigno, l’avv. Giovanni Battista Campi, ma iniziati a Lecce, in piena guerra d’indipendenza, e proseguiti a Napoli, a partire dal 1863.
Merito di Illibato è aver ricostruito il periodo napoletano di Bartolo Longo, durante il quale egli seguì non soltanto i corsi di diritto, ma anche quelli di lettere e filosofia, restando particolarmente colpito da un dibattito culturale che gli appariva dominato da idee anticattoliche e perfino atee.
Così, l’insegnamento giuridico di docenti come Giovanni Manna o Federico Persico, pur di orientamento cattolico, non impedì che lo studente pugliese fosse piuttosto catturato da ambienti spiritisti, nei quali il pensiero più influente era quello del Renan della "Vita di Gesù": un’opera, come è noto, particolarmente avversata Da Ludovico da Casoria, che indusse, per questo, Alfonso Capecelatro a scriverne una confutazione.
Fu Vincenzo Pepe a riportare il Longo sulla via segnata dall’educazione familiare. Ma in quest’opera di recupero ebbe un ruolo anche Caterina Volpicelli, propagatrice della devozione al Cuore di Gesù, nonché aggregata da Ludovico da Casoria al terz’Ordine di san Francesco.
Il posto della Volpicelli nella formazione di Bartolo Longo è importante, perché attraverso il suo influsso crebbe nel giovane di Latiano l’interesse per le opere di carità cristiana, per l’assistenza ai poveri e la cura degli infermi, ma anche la devozione per il Sacro Cuore.
Decisivo fu però anche l’apporto del domenicano Alberto Radente, teologo di grande prestigio e di vasta cultura storica. Ed è da segnalare il ruolo avuto nella redenzione di Bartolo Longo dal cardinale arcivescovo Sisto Riario Sforza, detto il "Borromeo redivivo" nonché l’influsso esercitato da tutto uno stuolo di religiosi, sacerdoti e laici operanti nell’ambiente napoletano: padre Emanuele Ribera, grande figura d’asceta, padre Ludovico da Casoria, sul quale giustamente l’autore si sofferma, per metterne in evidenza l’opera esercitata durante un quarantennio in favore dei diseredati.
Illibato dedica il dovuto spazio al gruppo di francescani che indirizzarono Bartolo Longo alla spiritualità, alla carità, alla costruzione di opere destinate alla redenzione degli elementi più deboli della società. Fra questi, anche il conventuale padre Salvatore Iovino, che fu uno dei primi a guidare i fedeli in pellegrinaggio al nascente santuario di Pompei. Ma vengono citati anche esponenti del clero diocesano di Napoli come Agnello Coppola, Vincenzo Maria Sarnelli, Giuseppe Giustiniani, Luigi Caruso. C’è, poi, una parte del libro di Illibato dedicata all’influenza esercitata su Bartolo Longo da "donne religiose e laici pii", come suor Maria Luisa di Gesù, fondatrice dell’Istituto delle Suore di Maria SS.ma Addolorata e Santa Filomena, Giuliana Salzano, Maria Rosa Carafa, Costanza Starace, Federico Mascitelli.
Bisogna riconoscere che la biografia di Illibato fa luce sul complesso mondo religioso e intellettuale che spinse Bartolo Longo alla conversione e, attraverso una vera e propria "scuola di carità", all’impresa di edificazione di grandiose opere educative. Un mondo nel quale spicca la figura di P. Ludovico da Casoria, a cui è dedicato il capitolo IX e in cui è da ricordare l’ospedale di Santa Maria del Popolo degli incurabili, un istituto sorto nella prima metà del ‘500 per opera di Maria Lorenza Longo, sulla quale esiste l’importante lavoro di Mons. Toppi, pubblicato recentemente anche dal Pontificio Santuario di Pompei, ma di cui uscì un estratto nel 1953 sulla rivista dell’Istituto Storico dei Frati Minori Cappuccini "Collectanea Franciscana".
Questo grande complesso ospedaliero va tenuto presente, nell’iter formativo di Bartolo Longo, perché fu una specie di palestra in cui molti entravano per esercitarsi in opere di carità cristiana. Secondo un modello di collaborazione fra chierici e laici, intellettuale e spirituale insieme, che il Longo ebbe sempre presente nella sua straordinaria opera di religioso e di riformatore sociale.
(Autore: Luigi Leone)
*Bartolo Longo - Un cristiano tra Otto e Novecento "Secondo Volume"
Secondo Volume
(di: Antonio Illibato)
(Autore: Luigi Leone)?
*Bartolo Longo - Un cristiano tra Otto e Novecento "Terzo Volume"
Terzo Volume
(di: Antonio Illibato)
Mons. Antonio Illibato, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Napoli e dell’Archivio Bartolo Longo di Pompei, è autore di numerosi saggi e articoli di storia religiosa e sociale. Tra le ultime pubblicazioni: Visite pastorali in diocesi di Napoli negli anni 1499 e 1508, in "Iannuaris. Rivista Diocesana di Napoli", 74 Napoli 1993; La visita pastorale del cardinale Sisto Riario Sforza nella diocesi di Napoli (1850-1877), il "Campania Sacra", 29, Napoli 1998; Un prete napoletano: Francesco Gattola (1882-1988), Roma 2001 (in collaborazione con Angelo D’Ambrosio).
Si è svolta a Pompei, il 19 ottobre 2002, nella comoda e funzionale sala convegni della "Casa del Pellegrino", la presentazione del terzo volume della biografia di Antinio Illibato "Bartolo Longo. Un Cristiano tra Otto e Novecento" con gli interventi di Mons. Domenico Sorrentino, Delegato Pontificio del santuario mariano e delle opere di carità ad esso connesse, del prof. Andrea Milano dell’Università Federico II di Napoli, del Prof. Ulderico Parente della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, dello stesso autore e di Mons. Pietro Caggiano, nella veste di moderatore.
Giunge così alla fine un lavoro che aveva avuto i suoi prodromi nel 1996 con la pubblicazione del primo volume. Il testo, come i due precedenti, si fa apprezzare per il taglio biografico e sintetico con cui l’Autore ha utilizzato il materiale documentario evitando così che la trattazione assumesse dimensioni ben più voluminose. L’intento di Illibato, infatti, è stato quello di offrire un lavoro essenziale, ma competente ed equilibrato, per poter raggiungere contemporaneamente lettori di media cultura e studiosi, lasciando ad essi, soprattutto a quest’ultimi, il compito di ulteriori indagini e approfondimenti.
Questo criterio ha guidato, in modo particolare, la redazione dei capitoli relativi alle Suore "Figlie del Santo Rosario di Pompei", alla cessione delle Opere di Carità alla Santa Sede e ai rapporti tra quest’ultima e il Fondatore di Pompei.
Pagine significative sono anche quelle relative all’impegno sociale del Longo a favore dei minori emarginati, in modo particolare, qui, nel terzo volume, le figlie dei carcerati. Non meno importanti quelle che si riferiscono al rapporto del Longo con la Delegazione Pontificia che lo sostituì nella gestione del Santuario e, soprattutto, a quello con il Cardinale Augusto Silj. I documenti fanno emergere l’immagine di un Longo profondamente ubbidiente all’autorità ecclesiastica, ma anche capace di autonomia di pensiero e libertà nel valutare eventi e circostanze.
Preziose sono anche le pagine dove viene tratteggiata la sua spiritualità e l’impegno, poco conosciuto se non del tutto inedito, di guida spirituale di anime desiderose di perfezione.
Al termine di questo lavoro, la cui stesura complessiva ha impegnato l’Autore per ben nove anni, un volume ogni tre, si può ben dire che la biografia di Illibato costituisce un punto fermo delle indagini e delle ricerche sull’avvocato pugliese e uno spaccato davvero interessante di storia civile ed ecclesiastica tra fine ottocento e inizio novecento.
Il Longo fu uomo di frenetica attività, di generosa carità e di intensa spiritualità, che nelle campagne, allora quasi inabitate, di Valle di Pompei diede vita ad una nuova città costruendo uno dei più grandi santuari mariani dell’era contemporanea e maestose opere di carità e di accoglienza dell’infanzia abbandonata ed emarginata.
Intere generazioni furono influenzate dai suoi scritti di devozione mariana, con particolare riferimento alla diffusione del santo rosario di cui fu vero apostolo come recentemente ha ribadito Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae.
L’opera di Illibato documenta tutto questo, e altro ancora, ponendo fine ad una lettura eminentemente agiografica del Beato per proporne una più condivisibile e credibile, fondata sulla ricerca e sulla metodologia della storiografia moderna.
(A cura di: Lucio Giacco)
*Bartolo Longo - Un latianese precursore di Cristiana Modernità
(Locorotondo Editore - pp. 134)
Antonio Galiano è nato a Latiano (Br) il 7 luglio 1941. Ha conseguito la Maturità Classica, il diploma d’Istituto Magistrale e la laurea in Lettere presso l’Università di Bari. Ha sempre vissuto nella fede cristiana, nel rispetto della sacralità della famiglia, nell’amore verso la mamma Marietta, la moglie Maria e i figli Massimiliano e Carmela, nell’affetto verso i familiari e gli amici.
Ha insegnato per molti anni Materie Letterarie nella Scuola Media "Gabriele Monasterio" di Latiano, con abnegazione e forte consapevolezza della missione educativa a lui affidata. Oltre alla famiglia e alla scuola ha avuto due grandi passioni: la ricerca storica e lo sport. È venuto a mancare il 22 agosto 2015, lasciando una ricca eredità di affetti, di onestà, di mitezza e di generosità.
Agli studi e alle biografie che hanno approfondito la vita e le opere del Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario e della Nuova Pompei, si aggiunge il volume di un suo concittadino, il professor Antonio Galiano, da sempre animato da profonda devozione verso il Beato, di cui auspicava la canonizzazione.
Leggendo pagine di altri scrittori sulla vita di Bartolo Longo, l’autore ebbe "la sensazione di conoscere già ciò che veniva esposto, anticipandone quasi la lettura". Maturò in lui, così, la decisione di "mettere per iscritto i suoi pensieri e i risultati delle sue ricerche".
Galliano stesso scrive nella prefazione che gran parte dei suoi appunti nascono dalle scarne conoscenze che circolavano in famiglia e, soprattutto, dai racconti di sua madre Maria, che ebbe la fortuna di conoscere il Beato, e del fratello Franco.
"Mai avrei pensato – dice Galliano nella prefazione – di scrivere delle pagine su di un "Santo", e che santo, Bartolo Longo, sul quale già tantissimi scrittori hanno lasciato le loro tracce!".
Il volume introdotto dalla Professoressa Vittoria Ribezzi, è una testimonianza di fede che Antonio Galiano ha voluto lasciare ai suoi concittadini, lavorando ad essa fino agli ultimi giorni della sua vita, "sempre sorretto – scrive la Ribezzi – da quella "spinta interiore" che lo portava a stendere i risultati delle sue ricerche sul concittadino di cui aveva sempre sentito la grandezza e la universalità del messaggio cristiano".
Ripercorrendo la vita e l’opera che il Beato ha compiuto a Valle di Pompei, Galiano racconta anche degli interventi che l’Avvocato fece a Latiano, dove, tra le altre cose, si adoperò per il completamento dell’Ospizio per i poveri "Caterina Scazzeri", il restauro della Cappella di Santa Maria della Greca, la costruzione di una chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi, ma anche l’istituzione de "La pia unione degli agonizzanti".
Infine, le ultime pagine sono dedicate ad una riflessione sulle analogie tra Papa Francesco e Bartolo Longo, "Apostoli della Misericordia".
(Autore: Daria Gentile)
*Bartolo Longo - Un manager tra organizzazione e santità
Prefazione di: Angelo Ferro
Antonella Bianchi e Claudio Spina, nati a Napoli, entrambi laureati in sociologia, sposati nel 1977, vivono a Milano dal 1984 con i due figli Giulio e Gabriele Maria. Insieme sono impegnati nella ricerca e nello studio delle teorie dell’organizzazione applicate all’agiografia.
Il volume, presentato ufficialmente a ottobre 2007, nella suggestiva cornice della "Festa della Città di Pompei" (cfr. Il Rosario e la Nuova Pompei, n. 9, 2007, pp. 14-17), segna una tappa fondamentale del lungo percorso di studio di Antonella Bianchi e Claudio Spina, napoletani trapiantati a Milano, sociologi, impegnati entrambi nello studio delle teorie dell’organizzazione applicate alla vita dei santi fondatori.
Lasciamo, però, che siano essi stessi a introdurci nelle motivazioni e nelle ipotesi di lavoro che hanno ispirato il loro contributo: "…abbiamo, infatti, l’ambizioso desiderio che la vita dei Santi Fondatori diventi oggetto di studio per a formazione manageriale e imprenditoriale, dove non ci si deve essere più spazio per la "bugia". Non desideriamo proporre Longo come genio, così come spesso è stato indicato, ma come uomo di fede con la sua religiosità, seguendo il suo cammino verso la santità dove le parole e le azioni sono piene d’insegnamenti, anche di religione cristiana, e non vi è altro che anelare verso Dio Amore. Come diceva il Cardinale Salotti: "La luce vale più che quella del genio. Il genio si ammira, ma il santo si ammira e si ama. Il genio desta i fremiti dei sentimenti, ma non trascina la volontà, il santo attira a sé tutte le potenze e, in un attimo, le signoreggia". E in ultimo, con mia moglie, coautrice, ci siamo impegnati in questo compito per un debito di riconoscenza verso Longo, che mai si estinguerà…" (pp. 13-14).
Gli studi sul Fondatore di Pompei hanno coinvolto gli Autori per più di tre lustri. Sono iniziati a Milano, dove ora vivono, pur avendo vissuto a Napoli metà della loro vita, e hanno il pregio di raccontare la straordinaria esperienza longhiana (Latiano 1841 – Pompei 1926) attraverso una nuova chiave di lettura e da un particolare osservatorio: quello degli studi manageriali. Il lavoro parte da lontano e, senza mai cadere nell’emotività, procede nel suo cammino lasciandosi guidare unicamente dal rigore scientifico storico e religioso.
Proclamato Beato nel 1980 da Papa Giovanni Paolo II, Bartolo Longo, nei suoi ottantacinque anni di vita, ha fondato e diretto eccezionali opere religiose, civili, sociali, culturali e scientifiche, fin da quando, nel 1872, approdò nell’abbandonata Valle di Pompei, trasformandola nell’attuale fiorente città mariana, visitata da milioni di persone ogni anno. Di Longo, tuttavia, non si racconta solo la storia personale, ma si propone lo studio del processo formativo, decisionale e gestionale delle sue opere, contemporaneamente, all’organizzazione, allo sviluppo, alla comunicazione, allo stile e alla sua leadership, continuamente minorati e confrontati con quelli di altri santi fondatori e manager affermati.
Le sue fondazioni non sono state "isole" separate, ma opere interconnesse, complementari e consequenziali, furono portate a termine con rapidità e realizzazione di livello. La sua azione sviluppò strategie innovative, piuttosto che imitative, con benefici non solo a Pompei, ma per tutta l’Italia, l’Europa e oltre. Il tutto, però, avvenne per decreto della Provvidenza e con il concorso di benefattori di tutto il mondo.
Videro, così alla luce, uno dopo l’altra tutte le opere pompeiane: il Santuario e, costruiti in tempi diversi, la Facciata dedicata alla Pace Universale e il Campanile, poi la rivista "Il Rosario e la Nuova Pompei" per comunicare al mondo intero quanto avveniva a Pompei e le grazie che la Vergine elargiva copiosamente, gli Asili per accogliere i bambini dei contadini abbandonati al rischio della strada, l’oratorio per i ragazzi di Valle di Pompei, l’Orfanotrofio Femminile, le Sale di Lavoro, le scuole, le Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, la Stazione Ferroviaria, le Case Operaie, l’Ufficio Postale, l’Ospizio per i Figli dei Carcerati, l’illuminazione cittadina, l’acquedotto, il telegrafo, il telefono, strade, luoghi di ristoro e di accoglienza, l’Osservatorio Meteorologico e l’Ospizio per le Figlie dei Carcerati.
Claudio Spina e Antonella Bianchi hanno avuto il merito di far emergere, dal loro particolare approccio ermeneutico a Bartolo Longo, la figura di un uomo dotato di profonde intuizioni profetiche, dinamico, determinato, tutto teso alla costruzione del bene comune, che dalla preghiera seppe trarre la forza propulsiva per intraprendere la sua missione.
Come dice nella prefazione il Prof. Angelo Ferro, Presidente Nazionale dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti: "… egli è riuscito a fare grandi cose, dando alla dimensione umana dell’intraprendere e del dirigere orizzonti alti, orizzonti di fede, spendendosi nel concretizzare condizioni di dignità delle persone".
(A cura di: Lucio Giacco)
*Bartolo Longo "urbanista" a Valle di Pompei 1876- 1926
(a cura di Marco Iuliano e Serena G. Federico - Edizioni scientifiche italiane - Napoli 2000, Euro 14,46)
Presentiamo volentieri questo volume per il particolare approccio alla figura del Fondatore di Pompei, rivisitato nella insolita veste di "urbanista".
L’abbondante letteratura che ha per soggetto l’opera dell’avvocato pugliese è cresciuta non poco negli ultimi decenni.
Accanto alle tante biografie, nella stragrande maggioranza a carattere agiografico-divulgativo, a partire dal 1981, con la sistemazione dell’archivio, si è sviluppato un serio approccio storiografico alla sua persona.
Si sono celebrati così il convegno storico del 1982 "Bartolo Longo e il suo tempo" e quello del 1998 "Bartolo Longo alle soglie del Duemila", ma sono state elaborate, soprattutto, decine di tesi di laurea, promosse dalle Università di Napoli e di Salerno, ed una nuova biografia curata da Antonio Illibato, il cui progetto redazionale sta per concludersi perché è in via di definizione la preparazione e la stampa del terzo volume.
A questa nuova stagione di studi appartiene il volume coordinato dagli architetti Serena G. Federico e Marco Iuliano, che ci offre uno spaccato inedito della vita di Bartolo Longo.
Già Gabriele De Rosa, tuttavia, nel convegno del 1982 riferiva di questa sua sensibilità, la cui consapevolezza sembra non gli sfuggisse.
Dopo il primo impatto con Valle di Pompei, ai primi di ottobre del 1872, come lui stesso racconta nella sua "Storia del Santuario", il Longo trova un quadro penoso della situazione socio-religiosa, convincendosi ben presto che "l’isolamento e l’irregolare circoscrizione territoriale della zona erano le cause principali della locale arretratezza.
Bisognava creare dal nulla una struttura amministrativa e viaria attorno alla chiesetta, una sezione municipale e un servizio d’ordine.
In questo suo progetto si avvertiva la sua consuetudine con il diritto, che lo faceva attento e sensibile agli aspetti istituzionali dell’invenzione urbana" (De Rosa G., Bartolo Longo anticipatore dell’intelligenza laicale del cristiano moderno, in Atti del convegno storico "Bartolo Longo ed il suo tempo", Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1983, vol. I, p. 30).
Egli stesso commenterà qualche anno dopo il divenire di questo progetto urbano che andava realizzandosi di pari passo con la costruzione del Santuario: "Noi, adunque, siamo stati doppiamente avventurati: abbiamo dato cominciamento, col nuovo Santuario in onore della Regina del Rosario, ad una nuova città in Italia, che senz’altro sarà la Nuova Pompei" (Storia del Santuario di Pompei dalle origini al 1879, Pompei 1981, p. 23).
In verità non si può affermare che egli fosse intenzionato fin dai primi momenti dell’esperienza pompeiana a costruire con il santuario anche una città.
Fu un cammino lento e progressivo.
Tuttavia non ebbe più timori e remore quando gli eventi suggerirono precise indicazioni.
Su questa intensa attività di "urbanista" si attarda il volume pubblicato a conclusione di una ricerca promossa dal Rotary Club Pompei-Oplonti-Vesuvio Est nell’anno rotariano 1999-2000.
L’opera, che analizza cinquant’anni di un straordinario ed intenso lavoro d’impegno religioso e civile da parte di un gigante della solidarietà e della promozione umana, è a firma di giovani studiosi di Pompei e dell’area Vesuviano-Nolana.
Al Rotary e agli Autori il nostro plauso per aver dato rilievo editoriale ad un fenomeno davvero singolare della storia urbanistica quale fu la Pompei di Bartolo Longo.
(A cura di: Lucio Giacco)
*Beato Bartolo Longo - Alla Madonna serve un Avvocato
(Autore: Ivan Licinio - Editrice Shalom - pp. 258. € 7,00)
Il ritmo della vita e delle opere del Beato Bartolo Longo è stato scandito dalla preghiera del santo Rosario. «Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. Chi propaga il Rosario è salvo».
Per questo, don Ivan Licinio, autore del volume, ce ne racconta la vita e ne tratteggia la spiritualità rifacendosi proprio allo schema della preghiera mariana.
E lo fa con un linguaggio semplice e accessibile a tutti e con una grafica particolarmente colorata e accattivante, arricchita di molte fotografie.
Ogni capitolo si apre con un Mistero e si chiude con una preghiera del Beato.
Spesso, l’autore propone citazioni di Bartolo Longo, così, dice lui stesso, sembrerà di «conoscerlo quasi di persona e scoprire la bellezza dei tanti suoi scritti, ancora poco conosciuti».
A metà tra una biografia "canonica" e un’agiografia, la storia del Beato Longo ci rivela, attraverso il progredire delle pagine, che "l’Apostolo del Rosario", come lo ha definito San Giovanni Paolo II, era un genio, una figura poliedrica.
Bartolo Longo è stato, infatti, avvocato, missionario, scrittore, urbanista, pedagogista, giornalista, costruttore, manager, pubblicista, educatore, fondatore, mistico, santo.
Con questa pubblicazione, l’autore si propone di far conoscere maggiormente la figura del Beato, troppe volte dimenticata nel novero dei Santi sociali dell’Italia di fine Ottocento e inizio Novecento. Infine, vuole offrire al lettore un modo originale per vivere la vocazione cristiana alla santità, superando la frattura fra fede e vita concreta.
(A cura di: Marida D'Amora)
*Beato Bartolo Longo - L'uomo della Madonna
(Autore: Pasquale Mocerino - Editrice Elledici-Velar, Torino, 2012 - pp. 50 € 3,50)
La fede non può essere separata dalla vita. Non basta dire io credo" per essere un buon cristiano, ma occorre rendere vivo e concreto il proprio credere. Eppure, quel passaggio da una fede solo affermata ad una fede che trasforma la propria vita e la modella alla scuola di Cristo appare difficile a tanti credenti.
Come si fa a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù? Come si fa a sconvolgere il mondo e a convertire gli altri annunciando il Vangelo non solo a voce, ma soprattutto con la testimonianza di vita?
"Beato Bartolo Longo. L’uomo della Madonna", l’ultima opera di Mons. Pasquale Mocerino, sacerdote del clero pompeiano, dà una risposta a queste domande, il testo, che ha il pregio di far incontrare concisione e profondità, permette, anche attraverso immagini didascaliche, di conoscere la vita del fondatore del Santuario e della Nuova Pompei.
Il testo è suddiviso in due parti.
Nella prima, l’autore propone la biografia del Beato. Nella seconda, riflette sulla sua spiritualità, lasciando che trapeli il calore dell’affetto e dell’ammirazione per Bartolo Longo, che come scrive Mons. Mocerino, "fu avvocato, giornalista, scrittore, educatore, fondatore di un Santuario di fama mondiale, di opere di carità e, sebbene laico, di una Congregazione religiosa femminile". Leggendolo, si ha la comprensione di quale strada percorrere per vivere pienamente la propria fede. Ebbene, non c’è alcun bisogno di opere straordinarie.
Il Beato Bartolo Longo compie in maniera mirabile l’ordinario, rendendosi docile alla volontà divina.
In uno dei paragrafi, intitolato "Tutto è dono di Dio", leggiamo: "Ripercorrendo la sua vita, appare evidente che più di un suo progetto si dovrebbe parlare di una straordinaria capacità di assecondare il progetto di un altro".
Lo stesso Beato spiegava: "Credeva di venire a fare l’avvocato e veniva invece, per disegno di Dio a fare il Missionario. Era ancora un cieco e un fanciullo nelle vie dello spirito, e la Provvidenza mi guidava quasi per mano, come si guidano i ciechi e i fanciulli": Il credente che si abbandona a quel che vuol Dio appare come colui che cammina lungo un tragitto in parte oscuro. Più va avanti e più il cammino s’illumina.
La sua luce viene sempre dal Padre. La santità non è riservata ad un numero limitato di uomini eletti, ma a chiunque abbia ricevuto il dono del Battesimo, finanche a chi, come il giovane Bartolo Longo, perse del tutto la buona strada diventando addirittura sacerdote nella pratica dello spiritismo.
La forza per vivere nell’imitazione di Cristo non può che essere tratta dalla preghiera, in particolare dalla recita del Santo Rosario. In proposito, è molto bello il passaggio in cui l’autore cita il Beato: "A quel modo che due amici, praticando frequentemente insieme, soglion conformarsi anche nei costumi; così noi, conversando familiarmente con Gesù Cristo e con la Vergine, nel meditare i Misteri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo divenire, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili ad essi ed apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto".
Non c’è solo bisogno di testimoni, ma anche di chi dia testimonianza ai testimoni.
Mons. Mocerino, che tra l’altro è giornalista, sa bene quanto sia fondamentale la comunicazione: parlare di un santo fa sì che il suo esempio resti vivo e non venga relegato nell’angolo della dimenticanza. La stessa esigenza di ricordare i santi accomuna l’autore alla casa editrice, la Velar-Elledici, che ha dedicato alle vite dei santi ben 307 pubblicazioni negli ultimi anni.
(A cura di: Giuseppe Pecorelli)
“Con il Rosario pellegrini di speranza”. È questo il filo conduttore del “Buongiorno a Maria” del prossimo ottobre 2024, mese del Rosario. Il tema è una preparazione spirituale a quel grande pellegrinaggio di speranza verso Cristo, Porta della nostra salvezza, che caratterizzerà una delle pratiche più diffuse del Giubileo 2025.
Accompagnati
da Maria e con il Rosario tra le mani mediteremo i contenuti della Bolla
d'indizione "Spes non confundit", scoprendo come questa virtù
teologale plasmi tutta la vita cristiana, orientandola dalla terra al cielo,
meta definitiva del pellegrinaggio terreno. Ascolteremo ogni giorno il Vangelo
della speranza, declinato in tanti “segni” e “appelli concreti”, perché
l’incontro vivo e personale con Cristo, unica nostra speranza e con la Vergine